L’analisi storico-documentale è il cuore di tutta la Valutazione del rischio bellico.
Oltre ad essere un obbligo normativo l’analisi storico-documentale può essere un vantaggio progettuale… ma per per diventare un vantaggio deve essere eseguita a regola d’arte.
In questo video descriviamo tutto l’iter per eseguire un’analisi storico-documentale di VRB a norma di legge.
Testo del video
Valutazione del rischio bellico. Oltre ad essere un obbligo normativo può diventare un vantaggio reale in un progetto, ma i risultati che si ottengono devono essere contestualizzati e spendibili. Diventa quindi fondamentale sapere come fare una corretta valutazione del rischio bellico e quali risultati si possono ottenere.
Oggi vediamo come si articola una VRB a norma di legge e quali risultati si possono ottenere. Chi di voi ha visto il video precedente sulla VRB si sarà sicuramente accorto che alle 5 domande fondamentali sulla VRB ovvero “Chi Cosa Dove Quando e Perché” (link), mancano due domande importanti ovvero come è strutturata una VRB e quali risultati si ottengono; oggi andremo a dare risposta a queste due domande.
Premessa
Parto dando per scontato che chi segue questo video sappia già cosa sia la VRB. Per chi invece non lo sapesse, consiglio, prima di proseguire con questo video, di guardare il video introduttivo sulle basi della VRB: trovate il link in descrizione o direttamente sul canale (link video e articolo).
Analisi storico-documentale
Iniziamo quindi spiegando come è strutturata e fatta una VRB a regola d’arte.
E qui arriva il primo grosso problema: la normativa di riferimento, ovvero il Testo Unico Sicurezza, non descrive in modo specifico come eseguire la VRB, cioè non fornisce un modello o fac-simile da seguire.
L’art. 28 del Testo Unico Sicurezza nomina soltanto la necessità di fare la VRB, senza dare indicazioni esplicite sul come. Il comma 1 recita, infatti, che “la valutazione … deve riguardare tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi … i rischi derivanti dal possibile rinvenimento di ordigni bellici inesplosi…”. La normativa introduce quindi l’obbligo ma non spiega la modalità di questa valutazione.
Sarebbe stato comunque strano che un decreto legislativo come l’81/2008 entrasse così tanto nel dettaglio, visto che nelle fonti primarie del diritto, come nel caso appunto del testo unico sicurezza, il legislatore non si sofferma sui dettagli applicativi delle leggi ma riporta i principi fondamentali. Per la spiegazione della loro applicazione è solitamente necessario rifarsi a linee guida e, in generale, all’interpretazione ufficiale di settore.
Per la VRB avviene proprio questo. La mancanza di una spiegazione specifica del TUS viene colmata da due documenti essenziali, che rappresentano l’interpretazione ufficiale di settore ovvero:
- l’Interpello 14/2015 della Commissione degli Interpelli;
- Le Linee guida del CNI del maggio 2017.
Questi documenti costituiscono una chiave di lettura fondamentale della norma, perché sono stati rilasciati direttamente dagli organi pubblici più accreditati per dare una risposta corretta sull’argomento.
Infatti la risposta all’Interpello 14/2015 viene dalla Commissione degli Interpelli, ovvero l’organo ministeriale preposto proprio per rispondere ai quesiti sull’applicazione della normativa in materia di salute e sicurezza del lavoro; e quindi anche di VRB.
Mentre le linee guida del 2017 sono rilasciate dal CNI, il Consiglio Nazionali degli ingegneri, che insieme all’albo degli architetti e al collegio dei periti e geometri, rappresenta l’ente pubblico di riferimento per tutti i coordinatori della sicurezza. Le linee guida rilasciate da questi enti appresentano la risposta tecnica per antonomasia.
Per spiegare come eseguire nello specifico la VRB utilizzeremo direttamente le informazioni contenute nelle linee guida del CNI, perché recepiscono in toto anche le indicazioni fornite dell’interpello 14/2015. Le linee guida cni rappresentano quindi un documento di sintesi del corretto modus operandi per la VRB. Per chi fosse interessato può trovare sul nostro canale o sul nostro sito internet altri video e analisi dell’argomento oltre ai link dove scaricare sia le linee guida che l’interpello (link).
Come riportato dalle line guida CNI, la VRB si articola in due step:
- in un’analisi storico-documentale;
- in un eventuale analisi strumentale.
L’analisi storico-documentale consiste essenzialmente nel capire quali eventi bellici sono accaduti sull’area di interesse, capire cosa possa esserci nel sottosuolo dell’area, come il progetto andrà a modificare il sottosuolo e quindi quali rischi si potrebbero incontrare durante i lavori.
Per fare questo si cercano le informazioni storiche relative agli eventi bellici che hanno contraddistinto l’area di interesse , si raccolgono informazioni legate alla tipologia del sottosuolo dell’area, a come questi è stato modificato e manomesso in passato e nel estrapolare dal progetto le informazioni principali, ovvero quali tipologie di lavorazioni sono previste, come viene modificato il sottosuolo attraverso gli scavi e quale sia il cronoprogramma dei lavori, ovvero come il progetto preveda di mettere in ordine cronologico queste lavorazioni. L’obiettivo finale è di mettere tutti questi dati a sistema, per giungere ad una valutazione di rischio.
L’analisi storico-documentale, come dice il nome, si articola in due parti:
- un’analisi storiografica e
- un’analisi documentale
Analisi storiografica
Analisi storiografica consiste proprio nella raccolta delle informazioni storiche documentate relative al I e II conflitto mondiale. Si andrà a capire quindi se l’area di interesse è stata coinvolta in bombardamenti aerei, in scontri campali (ovvero avvenuti non in aria ma a terra, sul campo di battaglia) o in altri eventi bellici rilevanti.
Si cercherà di capire se vi siano stati in passato rinvenimenti di ordigni bellici presso l’area di interesse o in prossimità di essa.
Si cercherà di capire se l’area ai tempi delle due Guerre mondiali era nelle vicinanze di linee viarie, ferroviarie, di porti navali, aeroporti o comunque in vicinanza di infrastrutture strategiche o a linee difensive.
L’obiettivo dell’analisi storiografica è quindi di ricostruire ciò che è successo in passato, scoprire se vi fossero nelle vicinanze obiettivi significativi che potessero essere di interesse per bombardamenti e attacchi bellici e se in passato vi siano stati ritrovamenti di ordigni bellici, segnale evidente che sull’area il rischio bellico è presente e concreto.
Si può intuire facilmente che la ricerca di queste informazioni non è scontata. Le linee guida del CNI sottolineano esplicitamente “Questi dati ove disponibili forniscono informazioni circa il livello di coinvolgimento del sito”, questo a rimarcare che una delle problematiche principali da affrontare nell’analisi storiografica è proprio avere accesso alle informazioni.
L’assenza di informazioni può avere, infatti, un duplice significato: da un lato, potrebbe voler dire che quell’area non è mai stata interessata da eventi bellici significativi. E’ un situazione che non capita spesso, ma se capita è ottimo, perché semplifica molto la valutazione del rischio bellico, poiché possiamo ritenere il rischio bellico sicuramente accettabile.
Dall’altro lato, però, l’assenza di informazioni può essere semplicemente sinonimo di carenza di informazioni, nel senso di una difficoltà a reperire dati di eventi realmente accaduti. E questo è il caso peggiore, perché si valuterebbe un rischio utilizzando una base dati carente o del tutto assente, comportando, molto probabilmente, una sottostima enorme del rischio bellico residuo.
A chiunque se lo chieda, no, non esiste un archivio unico da consultare e dove trovare tutte le informazioni possibili e immaginabili sugli eventi bellici e sul rischio bellico di un’area.
Sfortunatamente queste informazioni, per loro tipologia, sono frammentate: sono infatti di natura diversa ovvero possono essere dati tabellari, testi di libri, report di bombardamenti, immagini storiche, sono in formato diverso (in parte sono digitalizzate, in parte ancora su carta), la loro disponibilità dipende da soggetti molto diversi (potrebbero essere di proprietà o in possesso di enti pubblici, enti privati, soggetti singoli, fondazioni etc.) e spesso sono in lingue differenti (inglese, italiano, ma magari anche francese, russo o altro). Oltretutto questo genere di dati deve essere filtrato e deve essere georeferenziato: bisogna insomma capire se un dato storico è significativo ai fini della VRB e bisogna collocare quel dato in un punto preciso del territorio italiano. Questo passaggio è fondamentale, altrimenti si corre il rischio di considerare informazioni generiche e non circoscritte alla nostra area di interesse.
Per fare alcuni esempi banali, se abbiamo un resoconto storico di un abitante di una città italiana bombardata, dovremo capire se all’interno di questo resoconto ci sono dati specifici su eventi bellici (date, tipologie di attacco, obiettivi colpiti, etc.). Se non ci sono questi dati, dal punto di vista della VRB questo resoconto non è molto significativo.
Se invece abbiamo recuperato una immagine storica di un bombardamento aereo, dobbiamo cercare di collocare l’area del bombardamento in modo corretto sulla mappa dell’Italia, cioè dobbiamo rototraslare e adattare la foto affinché combaci con l’area reale del bombardamento, altrimenti corriamo il rischio di considerare eventi bellici distanti o perfino non rilevanti per la nostra area di interesse. Ricordo infatti che 80 anni fa non esisteva Google Maps: i nomi dei luoghi dei bombardamenti venivano ricostruiti o attribuiti successivamente e non sempre era perfetta la corrispondenza tra i nomi e i luoghi reali.
Come si intuisce trovare i dati per un VRB è un po’ come addentrarsi in una giungla fitta e articolata.
L’interpello 14/2015 ci aiuta perché riporta, in esplicito, una lista di fonti da poter consultare per svolgere la VRB. Queste fonti sono:
- gli archivi comunali e provinciali;
- gli archivi di Stato e delle Prefetture;
- il Ministero della Difesa;
- le Stazioni dei Carabinieri territorialmente competenti;
- l’Aerofototeca Nazionale;
- fonti bibliografiche e di storia locale;
- documentazione storica fornita da comandi alleati (essenzialmente USAAF e R.A.F., ovvero le Forze aeree americane e inglesi);
- pubblicazioni e siti web.
Come detto in precedenza e come è intuibile da questa lista, i posti dove poter trovare informazioni sono tanti, ma molte volte il singolo cittadino o il singolo professionista fa un po’ fatica ad ottenere dati completi e in tempi brevi. Ci vuole un po’ di tempo per crearsi il proprio percorso di ricerca personalizzato, selezionando le fonti in funzione della tipologia di progetto, dell’area di interesse e del tempo a disposizione per questa ricerca. E’ tutto fattibile, ma è necessario fare un po’ di pratica. Fateci sapere se siete interessati a questo aspetto, perché eventualmente possiamo preparare un video tutorial con un po’ di trucchi e scorciatoie per recuperare in modo abbastanza facile e veloce molte di queste informazioni.
Comunque, una volta collezionati tutti i dati storici reperibili, si può chiudere l’analisi storiografica.
Analisi documentale
Come si intuisce, questa analisi non è sufficiente a inquadrare il rischio bellico. Allo stato attuale abbiamo individuato i fattori di rischio ovvero abbiamo le informazioni circa il livello di coinvolgimento del sito negli eventi bellici, ma dobbiamo contestualizzare queste informazioni, dobbiamo calarle nel nostro progetto.
Si deve quindi eseguire l’analisi documentale, ovvero bisogna incrociare i dati dell’analisi storica con il progetto.
In questa fase è necessario capire il grado di manomissione del sottosuolo dell’area di interesse, capire come il terreno si sia modificato nel tempo, dopo le due Guerre Mondiali, se all’interno dello strato di terreno coinvolto nel progetto potrebbero nascondersi degli ordigni bellici inesplosi e ricostruire le caratteristiche geologiche e geomorfologiche del sito.
Per fare questo possiamo porci una serie delle domande, le cui risposte consentono di capire lo stato del sottosuolo e quanto possa interferire con il progetto.
Le domande potrebbero essere le seguenti.
- Sono state eseguite in passato bonifiche?
- L’area è già stata scavata (magari per costruirci qualcosa) e quindi si può ritenere bonificata di fatto?
- Se sono stati già eseguiti scavi in passato, fino a che profondità il sottosuolo è stato manomesso e da quale profondità invece è da considerarsi terreno vergine?
- Il piano campagna originario ai tempi dei due conflitti mondiali era lo stesso di adesso?
- Qual è la stratigrafia generale del terreno?
- Il progetto attuale quali tipologie di fondazioni prevede e queste come si innestano nel sottosuolo?
Una volta ottenute queste risposte possiamo mettere insieme l’analisi storiografica (cioè i dati storici e bellici dell’area) e l’analisi documentale (ovvero come si è modificato nel tempo il sottosuolo e come il progetto interferisce con esso), ottenendo l’analisi storico-documentale, ovvero il documento fondamentale per la Valutazione del rischio bellico.
La forma di questa analisi storico-documentale non è definita e tassativa: ognuno può creare questo documento sulla base della propria sensibilità e sulla base della tipologia e quantità dei dati ottenuti. Potrà essere quindi molto sintetica e spartana, magari anche solo una mezza facciata di foglio A4, ma potrà essere anche lunga, articolata e ricca di immagini e ricostruzioni. La scelta sta al professionista. In uno dei prossimi video cercheremo di mostrare qualche esempio di analisi storico-documentale che riteniamo completo e fatto bene, così da darvi un modello e qualche riferimento pratico.
Quello che deve essere tassativamente inserito nell’analisi storico-documentale è un capitolo finale, nel quale si traggono le conclusioni della VRB: si potrà quindi giungere a ritenere il rischio bellico come accettabile oppure non accettabile oppure utilizzare un’altra classificazione come rischio basso e rischio alto o qualsiasi altra scala di gradazione che si ritenga consona. Ma deve comunque esserci questo giudizio alla fine della relazione, altrimenti è una relazione senza una conclusione e senza un significato pratico.
Senza giudizio finale questa analisi non può avere valore di VRB e non può supportare concretamente e adeguatamente le decisioni dei progettisti.
L’analisi storico-documentale deve essere poi firmata da un coordinatore della sicurezza e per due motivi fondamentali:
- Il Testo Unico Sicurezza, art. 91, attribuisce l’onere della valutazione del rischio bellico residuo al coordinatore della sicurezza. Quindi, chi redige un’analisi storico-documentale, ovvero il documento fondamentale di valutazione del rischio bellico, deve essere un tecnico con i titoli e le qualifiche richieste dalla normativa ovvero un coordinatore della sicurezza.
- Come qualsiasi documento o relazione tecnica, il professionista che redige l’analisi storico-documentale deve firmarla, per attribuirne una validità tecnica, una paternità e una responsabilità professionale.
Queste sono le informazioni fondamentali per capire come è strutturata una VRB, qual è il processo con cui si giunge ad un giudizio finale e quali possono essere i risultati.
Riepilogo
A questo punto possiamo fare un veloce riepilogo dei concetti base relativi all’analisi storico-documentale.
- La VRB è un obbligo di legge a carico del coordinatore della sicurezza in tutti i progetti, pubblici e privati, che prevedano degli scavi, di qualsiasi tipologia e profondità (fonte Testo Unico Sicurezza).
- La VRB si articola di una analisi storico-documentale ed, eventualmente, di un’analisi strumentale.
- L’analisi storico-documentale è il documento fondamentale, il cuore della VRB, e costituisce il passaggio obbligato imposto dalla legge (fonte Linee Guida CNI). L’analisi storico-documentale è composta da due parti:
- una parte storiografica, che consiste nella raccolta delle informazioni belliche documentate relative al I e II conflitto mondiale, che abbiano interessato la nostra area di interesse (quindi bombardamenti aerei, scontri campali e altri dati bellici rilevanti):
- una parte documentale, che consiste nella raccolta delle informazioni legate al sottosuolo dell’area, al suo grado di antropizzazione post-bellica e alle sue caratteristiche geotecniche.
- Ogni analisi storico-documentale deve contenere un capitolo finale in cui si traggono le conclusioni e si esplicita il livello di rischio (es. accettabile/non accettabile, basso/alto, etc.). L’esplicitazione del livello di rischio è obbligatoria, altrimenti non sarebbe una valutazione.
- L’analisi storico-documentale è un documento tecnico, quindi deve essere firmato da un professionista in possesso dei titoli richiesti dalla normativa ovvero deve avere la formazione e la qualifica di coordinatore della sicurezza.
Con questo abbiamo completato la spiegazione su cos’è un’analisi storico-documentale ovvero il documento fondamentale della VRB, perché è importante e come dovrebbe essere strutturata.
Link citati
Testo Unico Sicurezza D.Lgs. 81/2008: https://www.ispettorato.gov.it/documenti-e-normativa/normativa-di-interesse/salute-e-sicurezza-nei-luoghi-di-lavoro/
Interpello n.14/2015: http://www.cni-online.it/Attach/DV12061.pdf
Linee guida CNI: https://www.cni.it/images/temi/sicurezza/01Linee_Guida_BOB_CNI_rev._2018.pdf
Canali ufficiali
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